QUALCHE PERSONALE OSSERVAZIONE SULLA VIGILANZA VENATORIA

Leggiamo con grande piacere la notizia che la regione ha disposto di aumentare di una cinquantina di unità le forze degli agenti di Polizia Provinciale, per la vigilanza venatoria nella nostra Regione.

Al giorno d’oggi, dovremmo aver raggiunto un grado di “civiltà” venatoria” tale da non aver bisogno di vigilanza e sanzioni venatorie. Purtroppo non è così: esiste ancora una piccola minoranza di pseudo cacciatori che, dotati di disonestà unita ad arroganza, si permettono di uscire dalle regole facendo danno alla fauna, ai colleghi cacciatori ed all’immagine della Caccia. Costoro sono, in definitiva, dei codardi che spesso, commessa la frode la negano e con l’arroganza che li distingue tentano di mettere sotto accusa chi li ha scoperti. Purtroppo questo è sempre successo da che mondo è mondo specie se qualcuno ha, magari qualche carica o forma di “potere”, avete presente, la classica frase: “lei non sa chi sono io…”? Ecco, quello.

A parte queste tristi considerazioni, tornando alla vigilanza, dobbiamo constatare come la Polizia provinciale, cui istituzionalmente spetta la vigilanza venatoria, nonostante tutta la buona volontà sempre mostrata e l’azione meritoria di tutta la nostra gratitudine, ha subito negli ultimi anni riduzioni drastiche di personale e di fondi.  Alcuni agenti poi, necessariamente, debbono restare in sede per compiti d’ufficio ed amministrativi e chi esce non può certo scialare con mezzi, carburante ecc. Ovvio che ciò abbia ridotto le capacità operative di questi “custodi della caccia” che vorremmo incontrare molto più spesso sul terreno venatorio. A noi, contrariamente che ad altri, non danno fastidio e, incontrandoli, proviamo gratitudine ed un maggior senso di sicurezza.

In definitiva, a mio giudizio, possiamo affermare che vi è un certo deficit nel controllo dei cacciatori e della loro correttezza.

A questa criticità, comunque, portano un po’ di rimedio dei personaggi, di solito poco valutati: la Guardie Volontarie delle associazioni venatorie. A questa gente dovrebbe andare la nostra gratitudine ed il nostro rispetto senza se e senza ma; svolgono il loro lavoro, spesso ingrato ed osteggiato, su base volontaria ed in modo totalmente gratuito esponendosi frequentemente a contestazioni.

Svolgendo un compito su base totalmente volontaria e gratuita, fermo restando il dovere di rispetto e moderazione, appare ovvio che questa gente sia dotata di passione, dedizione al compito e di impegno serio e costante.

Ciò non toglie, tuttavia, che ad alcuni non siano graditi. Talora infatti, sono loro comminate reprimende e sanzioni, a mio avviso, del tutto incomprensibili.  

Sono gravati, inoltre, da un obbligo che ritengo altrettanto incomprensibile: debbono, con molti giorni di anticipo, comunicare dove e quando svolgeranno la loro vigilanza. Non è davvero assurdo che gente di buona volontà, che opera volontariamente e gratuitamente debba sottoporsi ad un simile obbligo? Si tratta di una forma di controllo dettata dalla sfiducia? Non ho una risposta.

Un’ altro grave punto debole di questi bravi vigilanti volontari è rappresentato del fatto che, non essendo agenti di polizia giudiziaria, si trovano in posizione più debole difronte a contestazioni. Ciò può esporli ad accuse di scorrettezza, come ritorsione, da parte di qualche sanzionato.

Credo che, in condizioni simili, chi lavora per il controllo della legalità e correttezza della caccia sia dotato di grande buona volontà e coraggio, meritando tutta la considerazione e la gratitudine di noi cacciatori onesti e corretti.

Ma anche noi cacciatori abbiamo un dovere sacrosanto: quello di segnalare ogni scorrettezza e irregolarità di cui si venga a conoscenza. Non si tratta di fare la spia: chi braccona o caccia irregolarmente, abbatte più di quanto dovrebbe e dove non dovrebbe è un ladro che ruba agli altri cacciatori ed alla società, come se sfilasse dalle nostre tasche il portafoglio. Ma soprattutto a mio parere, lo dico dall’alto delle mie 62 licenze, gettano un discredito sulla nostra amata caccia, che non può essere taciuto o tollerato.

Dott. Prof. Michelangelo Federici di Gorzone

Presidente APEAV

Responsabile ACCADEMIA VENETA di gestione faunistica

Portavoce COORDINAMENTO VENETO per la gestione faunistico/ambientale

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