CHI DEVE FARE COSA ?

 

Il responsabile di una famosa scuola di caccia Francese afferma: ”Noi cacciatori abbiamo una delega dalla comunità per gestire la fauna selvatica. Dobbiamo farlo nel migliore dei modi, altrimenti ci verrà tolta e con lei la possibilità di andare a caccia.”

Sono parole su cui invito a meditare, Cacciatori ed Autorità (queste ultime non hanno da perdere forse la caccia, ma i voti di certo).

 

Chi deve fare cosa, dunque ?

Può sembrare un gioco di parole, ma nel nostro felice Paese, è una domanda che ci dobbiamo porre ad ogni piè sospinto.

Lo scaricabarile, il “non dipende da me” il “non è compito mio “, il “non sono stato informato” ecc. ecc. sono costanti della nostra quotidiana lotta per la sopravvivenza, così come l’incontro con personaggi incompetenti, e di solito arroganti, che la politica dissemina ovunque.

E’ mai possibile che in mezzo a questo intrepido popolo di santi, navigatori ed eroi, così pochi abbiano non solo la coerenza (il coraggio sarebbe chieder troppo?) ma neppure la correttezza di assumersi le proprie responsabilità, magari quando queste fanno parte ineludibile del ruolo, spesso ben pagato, cui si è delegati ?

Nelle grandi cose come nelle piccole si lascia fare, certi così che, se tutto va bene, si potrà averne lustro, se le cose andranno male, la responsabilità sarà altrui.

Oppure, semplicemente, nel tentativo di pararsi il posteriore, non si decide, bloccando tutto.

Quand’anche non vi siano ipotesi peggiori: se si vuole distruggere qualcosa che può dare fastidio o difficoltà o imbarazzo o semplicemente non si è in grado di fare, per far spazio a qualcosa d’altro che magari interessa di più (usualmente sulla base della resa “politica” o “economica”, raramente di ciò che è più giusto o corretto) basta lasciar cadere tutto nel marasma, nell’iniziativa frammentaria dei singoli, nelle rivalità locali. Si sarà così certi di sgomberare il campo e lasciar spazio a ciò che più conviene.

Talora ci si trincera dietro l’incompetenza tecnico-scientifica.

Sappiamo benissimo che un politico, a qualsiasi livello, non deve essere necessariamente un tecnico, ma che debba almeno essere in grado di circondarsi di consiglieri validi, competenti e corretti, questo è il minimo che gli si possa chiedere. Che sappia discernere tra competenza vera e “millantato credito “, sulla base dei fatti e non delle chiacchiere o delle parrocchie politiche, è altrettanto indispensabile. Altrimenti si sta a casa.

Si eviteranno figuracce (ma questo pare che interessi poco) e si eviteranno danni talora assai gravi nella concreta realtà delle cose, il che interessa molta più gente che con le cose concrete convive su base quotidiana e che potrebbe anche cominciare ad averne abbastanza di essere presa per i fondelli.

Anche perché, ed è spettacolo quotidiano, delle situazioni poco chiare, vi sono sempre i “furbastri di turno” pronti ad approfittare per i loro interessi personali e locali, magari atteggiandosi a salvatori della Patria.

 

Quanti ne conosciamo, nel nostro specifico settore, di questi millantatori e promotori di se stessi? Gente impreparata, incompetente, ignorante, incapace, e di dubbia onestà che, approfittando di una situazione poco chiara e mal governata, si intrufolano, sgomitano, si atteggiano a “ mammasantissima” e riescono, quel che è peggio, sulla base della buonafede altrui e della propria impudenza, a raggiungere anche posizioni di responsabilità da cui possono, con una sicumera sbalorditiva, far danno dando consigli e promovendo operazioni direttamente commisurate alla loro ignoranza od ai loro interessi particolari.

Situazioni che in altri paesi (non occorre andare molto lontano), ove di esser esperti occorre provarlo e non a chiacchiere, sarebbero di scandalo e vergogna, da noi sono di ordinaria amministrazione.

Da noi non solo si fa danno, ma spesso lo si fa anche con arroganza e sicumera.

 

In Veneto, con il passaggio delle competenze dalle provincie alla Regione

ABBIAMO PERSO, ANCORA UNA VOLTA, UNA OCCASIONE PROPIZIA PER IMPOSTARE E RISOLVERE BENE I PROBLEMI DI UN SETTORE ALLO SBANDO

Eppure, la nostra Regione è governata, con maggioranza “bulgara”, dal partito che più si dichiara vicino al mondo venatorio.

Chi deve fare cosa, in definitiva, non mi sembra troppo difficile da capire.

Un Assessore alla caccia, che difficilmente sarà un esperto di gestione, dovrebbe nominare degli esperti faunisti o biologi per dare regole e normative serie e coerenti.

Invece le nomine sono “al merito” politico, con quel che ne consegue.

I dirigenti degli uffici che si occupano di caccia dovrebbero avere una specifica competenza; spesso invece sono prestati alla caccia dalla burocrazia.

I “dirigenti venatori” dislocati nelle singole provincie non hanno alcun coordinamento col “centro” tant’è vero che ogni zona va per conto suo.

Un coordinamento ed un controllo dal “centro” sarebbero poi indispensabili per impedire che alcune decisioni vengano prese non nell’interesse della gestione, ma in quello “politico” (e non solo) dei singoli funzionari.

E le associazioni venatorie?

Peggio che andar di notte; l’interesse principale e l’accaparramento di tessere, i dirigenti, se pur cacciatori, spesso non hanno competenze gestionali e tendono ad “accontentare” o a non “disturbare” i politici. Associazioni serie, invece, mettendosi insieme senza rivalità, dovrebbero costituire un comitato con peso e competenze rilevanti per migliorare o contrastare ciò che fa la Regione.

E le associazioni come le nostre (A.S.V. ed ACCADEMIA VENETA) che possono davvero offrire competenza e trasparenza a costo zero? Ci tengono lontani, ci ignorano quando non ci contrastano. Il perché è più che evidente……

 

GESTIONE DEGLI UNGULATI

Gli ungulati, lasciando da parte per un attimo il cinghiale, stanno diventando una realtà seria ed interessantissima nella nostra regione. Sono animali preziosi che hanno dimostrato, ove lasciati in pace, di adattarsi a moltissimi ambienti e di poter diventare una presenza consolidata della nostra montagna, collina e, in parte, pianura, costituendo un patrimonio pubblico che non va dissipato.

La crescente presenza degli ungulati è un fenomeno importante e da gestire con la massima cura. Una di quelle cose che possono, per i cacciatori, essere un’occasione di eccellente pubblicità.

Così come, se mal gestita, di grave demerito.

Nella gestione di camoscio, cervo, capriolo, come di ogni altro ungulato, sono basilari e preliminari i censimenti che devono essere organizzato dal “centro”, essere omogenei, essere realizzati su porzioni significative di territorio contemporaneamente, essere controllati dalla Polizia competente in collaborazione con il Servizio Forestale e con tutte le Associazioni venatorie interessate.

I risultati dei censimenti, anno per anno, devono essere controllati ed interpretati da un biologo od un faunista che dovrà, di conseguenza, stilare un piano di abbattimento tarato esattamente sui censimenti e le caratteristiche delle popolazioni. Nessuno va “accontentato” o “ricompensato” con i prelievi.

Il piano è esclusivamente una questione scientifica e tecnica.

Per quanto riguarda i conseguenti prelievi, devono essere eseguiti da cacciatori altamente preparati e specializzati con corsi adeguati, seri ed a norme ISPRA conclusi da esami severi.

Nessuno, che non abbia queste qualifiche, deve essere ammesso all’abbattimento di cervidi o bovidi.

Per quanto riguarda gli animali abbattuti, cioè carni di altissima qualità e salubrità, una Regione lungimirante dovrebbe organizzare una filiera affinché tali carni, possano essere disponibili per chi le voglia acquistare ed utilizzare.

GESTIONE DEL CINGHIALE

Questa specie richiede attenzione particolare

STRETTO LEGAME DEI CACCIATORI COL PROPRIO TERRITORIO

OGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI SUL TERRITORIO

COMPETENZA DEI DIRIGENTI DEGLI ISTITUTI VENATORI

 

UTILIZZO DEL CANE SEGUGIO: ho avuto l’impressione che ultimamente, si spinga sul segugio e sulla caccia con questi cani.

Occorre premettere che non ho nulla contro la caccia col segugio in quanto tale, e che la ritengo una caccia tradizionale, rispettabile ed affascinante.

Fintanto che il segugio viene utilizzato per la lepre, con modalità tali da creare il minor disturbo possibile, in aree a ciò vocate, insomma con tutte le garanzie del caso, nulla in contrario.

Ciò che non possiamo accettare è che si parli di “caccia di selezione col segugio” , di “caccia non selettiva”altre demenziali sciocchezze del genere.

Mi pare altresì non sia accettabile che in zone ad eccellente vocazione, patrimonio di tutti (anche dei non cacciatori, ricordiamolo) ove si è riusciti, con sacrifici e protezione, a favorire il ritorno di una fauna bellissima che completa e valorizza la nostra natura, siano ammesse forme di caccia che ( al di là della totale inadeguatezza tecnica) arrecano grande disturbo alle popolazioni animali e comunque, per gli ungulati, forme di caccia che non si accordino con la protezione, la conservazione e l’incremento.

In una parola, qualcosa di diverso da una rigorosa, competente, cosciente caccia di selezione.

OCCORRE FARE ATTENZIONE PERCHE’SI PUO’, IN POCHI MESI DISTRUGGERE IL FRUTTO POSITIVO DEL LAVORO E DEL SACRIFICIO DI ANNI.

Una responsabilità davvero molto pesante della quale essere chiamati a rispondere !

QUESTIONE DELLE COMPETENZE: Se diciamo che nel settore della caccia e della gestione del territorio occorrono competenza approfondita ed alta specializzazione, forse rischiamo di ripeterci, ma affermiamo una cosa fondamentale. In molti, civilissimi paesi Europei, i Cacciatori sono demandati a gestire, per conto di TUTTI, un prezioso patrimonio naturale.

Ciò si fa attraverso l’opera di specialisti, professionisti, esperti riconosciuti.

Ciò non si può fare “in casa” con l’opera dei soliti praticoni, dei “sedicenti esperti” o col consiglio di chi grida più forte.

Moltissimi dirigenti di associazioni venatorie, anche a livello elevato, sono degli emeriti ignoranti, eletti ed ascoltati “al merito politico”, che pena ! (per loro e per tutti).

Né, questo è argomento da politici, si può barattare la buona gestione con una manciata di voti. Da qualsiasi parte vengano.

Anche di questo, prima o poi si viene chiamati a rispondere.

La questione delle competenze è fondamentale e risolutiva, in un senso o nell’altro.

Abbiamo chiesto ripetutamente, lo ricorderete, l’indicazione di competenze chiare e valide per la gestione faunistico/territoriale.

Le nostre Amministrazioni, cui vogliamo offrire ancora una volta la nostra disinteressata collaborazione, si sono mosse in questo senso ?

Beati gli uomini onesti e di buona volontà.

 

Michelangelo Federici di Gorzone

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