METODI POCO ORTODOSSI

Egregio  Presidente.

Ho letto quanto da lei indirizzato, con l’avvallo dello stimatissimo Mario Temellin quale responsabile di UNCZA sezione di Verona, a coloro che in Regione dovrebbero aver a cuore la nostra beneamata caccia e la conservazione delle specie cacciabili.                                                   Ci si richiama al  vigente “Calendario Venatorio del Veneto”, ove all’allegato B punto 3 (Caccia agli ungulati) sta scritto per quanto inerente al prelievo di ungulati poli gastrici: “ … oltre alla caccia di selezione anche una caccia non selettiva con uso di cani da seguita chiamandola caccia tradizionale.”.

Se escludiamo che nel testo del Decreto sia un mero errore dovuto a “copia-incolla” sfuggito all’attenzione del compilatore, e da nessuno rimarcato, la cosa sarebbe assai grave.

Le conseguenze lei, dottor Federici, le ha esposte nel suo scritto con quella chiarezza e con quella oculatezza che le sono congeniali.

Ho avuto modo di incontrare nello scorso settembre cacciatori di un Comprensorio Alpino della nostra regione entusiasti di poter praticare ancora quella “bella caccia tradizionale” e ne sono stato rattristato ancor più per il fatto che quelle persone tenevano in tasca il tesserino di “Esperto Accompagnatore” uguale al nostro.

Ho appreso che tale tipo di caccia è riservato solo al capriolo maschio dall’apertura generale della caccia alla data che coincide con la fine del prelievo di questa specie e genere fissata dal Calendario venatorio regionale.

Oltre al motivo etico per cui l’abbattimento di ogni selvatico deve avvenire nella forma più indolore possibile che solo uno sparo preciso effettuato su animale fermo può consentire, mi chiedo quale possa essere la percentuale d’errore nella valutazione del sesso allorché i caprioli passano braccati.

Ricordo di aver visto nella tenuta La Mandria di Torino, allora gestita dal marchese Medici del Vascello, cioè prima di divenire Parco regionale del Piemonte, gruppi di cervi attraversare al trotto ampie praterie e di avere avuto difficoltà nel riconoscere maschi palcuti dalle femmine  per il fatto che, a quell’andatura, i palchi sono portati parallelamente alla linea dorsale per cui poco spiccano sull’orizzonte.

E questo per cervi indisturbati, in transito ad una distanza di un centinaio di metri da me.

Figuriamoci allora la difficoltà per identificare caprioli, di stazza ben più modesta e per giunta spinti dai cani da seguita in terreni quasi sempre boscati.

E poi questi stessi cacciatori invocano precisi piani di gestione … .

Ripensando agli anni della mia giovinezza mi torna alla mente l’arte del roccolo: forma di aucupio  con le reti, vera tradizione per bresciani, vicentini e veronesi per non andare lontano, da tempo giustamente soppressa per la conservazione di quelle specie canore.

Mi auguro, signor Presidente, che questo suo scritto abbia fatto almeno riflettere i destinatari e che non sia servito solamente a far ricercare a qualcuno di loro, con il facile aiuto di GOOGLE, il significato di “Rupe Tarpea”, accrescendone in po’ la propria cultura.

Lo dubito, ma qualora avesse qualche risposta sono certo la vorrà pubblicare sul nostro sito per renderci partecipi.

Stia comunque certo che la sua lettera trova noi, soci di APEAV, tutti d’accordo.  

Con molta stima

Antonino Cipriano

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