VECCHIO A CHI ?

Be’ si, qualcosa di vecchiotto c’è: io per esempio. I miei numeri infatti sono (solo per ora spero !) 70 e 54, riferendosi il primo alla mia età anagrafica ed il secondo al numero delle mie licenze di caccia, ma non è di questo che vi voglio parlare.

Gli è che, con 54 anni di caccia quasi tutti dedicati alla palla ed avendo cacciato un discreto numero di animali dall’elefante in giù, uno, per asino che sia, una certa esperienza se la fa; e lo sappiamo tutti: è la pratica sul terreno, ripetuta un gran numero di volte, che a caccia dà qualche certezza e qualche convinzione, anche su mezzi e strumenti che impieghiamo nella nostra “arte”.

Così, ci si sente anche in grado, sempre con l’indispensabile modestia, di dare qualche indicazione e valutazione che possano tornare utili ai nostri giovani amici che, nelle  attuali condizioni, così mutate da quando iniziavo io, hanno davanti a loro un futuro sempre più orientato alla grossa selvaggina ed alla caccia di selezione, all’impiego di armi rigate e dei  vari e numerosi calibri che il mercato mondiale ci mette a disposizione.

Lo so che è un mare vasto e molto articolato, in cui giocano innumerevoli fattori: novità tecniche, evoluzione degli strumenti, esigenze di mercato, convincimenti personali e, per i giovani, un infinità di suggestioni e consigli, di pubblicità e di “letteratura”.

Bene, mi ci voglio mettere anch’io, parlandovi di calibri ( chiamiamo così, per semplicità, le varie munizioni da caccia o, come qualche raffinato li definisce, i vari ” impianti balistici”).

No vi voglio parlare di novità o cose ultramoderne, ma di qualcosa di più adatto a me, qualcosa di “vecchiotto” (spesso assai più di me) che però ha conservato una funzionalità, una efficacia ed una sicurezza senza pari, tenendo anche presente che molti vecchi calibri, in funzione dell’evoluzione delle polveri e soprattutto delle palle, hanno assunto caratteristiche di attualità ed efficacia sorprendenti.

Sono convinto che le cose che vanno chieste ad un calibro da caccia siano poche e sentite:

  • che sia adatto all’uso che se ne vuol fare (leggi: animali ed ambienti cui è destinato);
  • che sia accettabilmente preciso nell’ arma che abbiamo scelto;
  • che sia efficace ( nel senso di adatto ad abbattere nettamente e velocemente);
  • che sia piacevole da sparare (molta più gente di quanta si potrebbe pensare soffre il rinculo anche di calibri “modesti”).
  • che consenta armi abbastanza leggere e brandeggiabili agevolmente ( non ci si rende mai conto di quanto questo sia importante, se si va a caccia sul serio).

Prima di passare a qualche consiglio, voglio affermare con forza la mia contrarietà alle cose “mirabolanti” che vanno tanto di moda oggi; soprattutto in relazione alle distanze di tiro.

L’arte della caccia, per chi conosce bene selvatici ed ambienti, è proprio quella di saper avvicinare il più possibile la nostra preda,  per questioni di valutazione, per questioni di certezza di un abbattimento pulito, per questioni di recuperi certi ( chiamatela etica, coscienza o come vi garba).

Mi viene persino il sospetto, talora, che chi disquisisce di tiri siderali, torrette e reticoli balistici, calibri tesissimi e chi più ne ha più ne metta, sia più frequentatore di armerie e poligoni che non dei territori di caccia.

Io ritengo che ben difficilmente vi sia davvero bisogno di tiri superiori ai 300 metri e già distanze del genere non sono alla portata di tutti, perché dietro al mezzo più mirabolante, tecnologico, moderno, c’è pur sempre un uomo, le cui capacità, si sa, sono  abbastanza limitate.

Per por fine alla questione: se ci si porta un “rest” da poligono, si impiegano telemetri, anemometri, torrette balistiche , magari anche un computer, ecc. e si tira un povero animale a 500 – 600 – 700 metri, per me un azione del genere può essere definita come si vuole, ma non caccia. Amen.

Vi sono situazioni di caccia in cui, obbiettivamente, vi è bisogno di strumenti particolari che consentano prestazioni adatte ai selvatici e, sopratutto agli ambienti: montagne, deserti, luoghi di difficile accessibilità, ma credete all’esperienza, sono situazioni piuttosto rare. Uso anche io, talora, calibri che consentono di tirare lungo: il sorprendente 5,6×57, lo straordinario 7 mm. Rem., l’ottimo 8×68 S, ma vi garantisco che non trovo davvero così spesso la necessità di tali mezzi che, comunque e per cacce nostrane, valuto il massimo di cui uno può avere bisogno.

Quali sono allora i mezzi vecchiotti ma gagliardi che amo tanto e mi sento di consigliare?

Partiamo dal basso, citando per prima tutta la serie degli eccellenti ed europeissimi  “x57” e cioè: 6,5×57, 7×57, 8×57 con le loro brave versioni R per basculanti. Sono tutti estremamente versatili in funzione del notevole numero di palle e caricamenti in cui vengono offerti. Faccio solo alcuni esempi: il 6,5 x 57, con la palla TM da 6 grammi è micidiale e teso, perfetto per il capriolo, buono anche per il camoscio. Nel caricamenti con palle più pesanti arriva bene al daino. E’ costante, preciso, si spara con una mano sola e ,nella versione R, consente di usare un basculante (Kipplauf) leggero e praticissimo.

Sorprendente è anche la micidialità del capostipite 7×57, non è un fulmine di velocità ne un attrezzo per tiri stratosferici, ma per chi è sensibile al rinculo, vuole un arma corta e leggera, non vi è di meglio. Commissionai, anni addietro, un piccolo e bellissimo express in 7x57R a quello straordinario artigiano ch è Vincenzo Perugini e lo regalai a mio Figlio, allora ragazzino.

lo usava e lo usa tuttora in battute e girate e vi garantisco che, nel caricamento RWS ID classic (l’ex TIG per capirci)  da 11,5 grammi, anche i più grossi cinghiali non hanno scampo.  Parte a 600 m/s e con ben 3254 J. di energia. L’effetto terminale di questa palla è davvero devastante.

Ho usato, in un certo periodo, in Africa, una bellissima carabinetta Rigby in 7×57; se la cavò piuttosto bene anche con le più grosse antilopi (ovvio che occorreva sapere dove tirare, ma questo è un discorso sempre imprescindibile ! ).

Riprendiamo la via con l’8×57 (calibro che se la vede bene col celebratissimo 30.06). Un segno della sua vitalità lo danno oggi i nostri bravi fabbricanti che, specie per le battute, lo calibrano (versione R) in express, magari “rustici”, ma eccellenti (una scelta che antepongo certamente a quelle “macchine termo balistiche” che sono i semiauto).

Danilo Liboi ed altri amici hanno evidenziato abbastanza le eccellenti qualità del 7×64 perché mi ci metta anch’io. Tenete solo presente che la versione 7x65R per basculanti è altrettanto valida. Ha tutto ciò che serve per la  selvaggina maggiore europea, senza esclusioni, e non solo: ho usato molto, in Africa, un bel sovrapposto express di Sodia in questo calibro; togliete eland e pachidermi, andava bene per tutto, felini compresi.

Ma se vogliamo vedercela con i rappresentanti più grossi e coriacei della fauna del nostro continente, voglio dire: imponenti cinghiali, cervi in bramito, alci, orsi, e vogliamo un buon margine di tranquillità, vi è una calibro che non mi stancherò mai di consigliare: il fantastico e micidiale 9,3×62.

E’ una cartuccia che vale un approfondimento. E’ nata nel 1905 ( i X57, invece sono tutti di fine “800 – eccetto il 5,6) soprattutto per fornire ai molti coloni tedeschi, nei possedimenti africani, uno strumento versatile, efficace, impiegabile in armi di prezzo moderato, in grado di cavarsela sempre. Ed è esattamente quello che ha sempre fatto in Africa ove, con proiettili adeguati, s’intende, oltre alle antilopi arrivava piuttosto bene anche ai pachidermi (facendo più o meno quello che fa il celebratissimo 375 H.&H.).

In Europa ha sempre mostrato, e mostra tuttora, la sua efficacia contro i più grossi cinghiali dell’Est, contro cervi di classe carpatica in bramito, contro orsi e, più a nord, contro le alci. Anche gli americani, di solito portati all’ipertrofico, apprezzano questa munizione; sentite l’opinione di Steve Hornady in un video su You Tube, vi sorprenderà.

Il rinculo di questa “vera munizione da caccia grossa” è molto mite e gestibile anche in armi leggere, le canne possono essere corte a tutto vantaggio della brandeggiabilità, è offerta in un gran numero di versioni e, ciò che più conta, è precisa e micidiale.

Per la cortesia dei carissimi Amici Berti della Bignami, la Sauer mi ha costruito una carabina (meccanica 202) con canna da 51 centimetri, che ha un peso di circa 2800 grammi. Mai visto arma più maneggevole, leggera, versatile. Oltretutto è finita in modo splendido e dotata di legni eccellenti. Fino ad ora, cinghiali, cervi ed alci non hanno mai richiesto un secondo colpo! Va da se che non è un arma da lunghe distanze, ma da usare ento i 200 metri. Ma vi è qualcuno che pratichi la caccia (in battuta o all’aspetto) ai cinghialoni dell’Est, o che sempre nelle foreste cerchi un grosso  cervo al bramito, o che  in Lapponia cacci l’alce col cane od in battuta, che abbia mai dovuto tirare a distanze maggiori ?

Sulla mia carabina ( che ormai è diventata parte di me) ho montato ad incastro uno Zeiss 1,5-6, più che sufficiente per tirare fino a 200 metri. Ho la possibilità di intercambiarlo, sempre con dispositivo sullo steso incastro, con un eccellente “punto rosso” sempre di Zeiss.  Se dovessi restare con un solo fucile per tutte le cacce, terrei il mio 9,3×62!

Quanto alle munizioni, in un’offerta molto vasta, ho optato per le Norma con palla Swift A-FRAME da 250 grani.  Parte a 720 m/s e con ben 4797 J. di energia. Se la fate salire di 4 cm. a 100 m. arriverà a 200 con un – 10 cm.  Oltretutto, lenta e pesante come è, “sfrasca ” perfettamente dappertutto. Se dovessi scegliere un altro caricamento, opterei per la RWS con la palla EVO da 18,8 grammi. con 730 m/s e la bellezza di 5009 J.

Se volete cariche più veloci, basta scendere di peso ed il gioco è fatto.

Oggi camerano molti semiauto in questo calibro riscoperto, a prova della sua efficacia su clienti coriacei come i cinghiali.

Ho già detto che non amo i semiauto e che la mia preferenza và sempre, per cacce in battuta, ad un buon express; e qui ci viene in soccorso l’ultimo calibro europeo che vi consiglio: il vecchio ma fidato 9,3×74 R un vero “must” per i basculanti, per i quali sono infinitamente meglio i calibri R e con pressioni moderate. Nasce anche lui in Germania nei primissimi anni del 1900 in risposta alla infinita pletora di calibri Inglesi “rimmed”.

Per chi vuole andar sul sicuro e ama le doppiette, non vi è di meglio. L’ho usato estesamente anche in Africa e sempre con buoni risultati.

E’ offerto in molti caricamenti. Per l’express che uso in battuta ho scelto il caricamento RWS  con la KS da 16 gr. Una palla non durissima e letale anche a velocità moderate.

In definitiva, come si vede, questi arzilli vecchietti, sono assai più attuali di quanto si potrebbe pensare a prima vista. Ci consentono il piacere di sentirci un po’ più Europei e  di praticare una caccia ove il selvatico non è considerato solo un bersaglio.

A me non sembra poco.

Michelangelo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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