
ABBIAMO INVIATO AGLI ASSESSORI REGIONALI INTERESSATI ED ALL’UFFICIO CACCIA REGIONALE LA MAIL CHE LEGGETE DI SEGUITO. SONO CERTO DI TROVARVI TUTTI D’ACCORDO
Egregio Assessore, gentili Signori,
nel recente “calendario venatorio del Veneto”, all’ allegato B punto 3 (Caccia agli ungulati) si propone, per il prelievo di queste delicate specie, oltre alla caccia di selezione anche una caccia “non selettiva” con uso di cani da seguita chiamandola “caccia tradizionale”.
Non sappiamo chi abbia inserito e consentito di inserire tale norma nel calendario venatorio ma essa oltre ad essere in contrasto con il parere ISPRA e con la legge 157/92, corrisponde al più assoluto analfabetismo venatorio.
Dopo anni di sforzi e costante lavoro per introdurre e consolidare la caccia selettiva che è l’unica forma di prelievo accettabile per gli ungulati, l’introduzione di una caccia non selettiva con cani da seguita rappresenta un inaccettabile e gravissimo danno per tutto quanto fatto, con buon successo e moltissimo lavoro, fino ad oggi.
Si veda in proposito il parere dell’ISPRA, assolutamente contrario a questo tipo di caccia, parere del quale, ci pare, non si sia tenuto conto.
Ma non solo ISPRA, in Italia sono centinaia gli esperti (Docenti universitari in primis) che valutano questa caccia dannosissima, come in una recente intervista ha sottolineato il Dott. Alessandro Salvelli Presidente provinciale di FEDERCACCIA che ha sempre sostenuto le argomentazioni trattate nella presente mail.
Si fa notare che, essendo la caccia selettiva l’unica forma di prelievo ammissibile, una caccia ove sia del tutto impossibile applicare ogni forma di selezione (animali che giungono a corsa sfrenata inseguiti da cani, spesso in condizioni di visibilità precaria) sia, oggi, totalmente fuori luogo.
Si aggiungano le alte possibilità di ferimenti con tiri affrettati, non meditati e con armi e munizioni di scarsa precisione.
Un altro argomento: lo stress; è stato ampiamente dimostrato, anche da illustri studiosi, che il capriolo, ad esempio, dopo un lungo inseguimento da parte dei segugi, subisce uno stress tale da portarlo spesso alla morte.
Le pare, Signor Assessore, forma di caccia civile ed accettabile nel 2022 ?
Ultima annotazione: il termine “cacce tradizionali” non significa nulla per molti motivi: fini a 50 anni or sono, nelle nostre Prealpi Venete, ungulati non ve ne erano o erano in numeri irrilevanti in zone limitatissime. Non si vede, pertanto, come la caccia con cani da seguita potesse essere caccia “tradizionale”, come era certamente quella alla lepre. Ma anche se fosse davvero stata una “caccia tradizionale” è più che ovvio che certe tradizioni possiamo accettarle ed altre no.
Era tradizionale anche la caccia agli uccelletti col vischio e con l’uso di trappole come gli “archetti”, cacce che oggi fanno orrore per la loro crudeltà; così come è crudelissimo un lungo inseguimento con i cani per un capriolo, una capriola od un caprioletto. D’altronde anche la “rupe Tarpea” era una tradizione Romana……….
Ora gli ungulati si sono stanziati in molte aree e sono in costante aumento, non solo per le condizioni ambientali a loro più favorevoli, ma anche per una oculata e responsabile caccia di selezione con censimenti, rigorosi piani di prelievo, ecc.
Una caccia del tutto “irresponsabile” come quella agli ungulati con i segugi, rischia di danneggiare gravemente, in tempi brevi, tutto il lavoro fatto in molti anni.
Non sappiamo (anche se indovinare non è difficile) chi abbia suggerito questa norma, ma egregio Assessore, tra i suoi esperti e negli uffici caccia della Regione dovrebbero lavorare persone preparate e qualificate che dovrebbero fermare immediatamente norme contrarie alla buona gestione.
Queste norme, invece passano, causando danni alla caccia ed all’Ente e rendendo più plausibile l’opposizione delle associazioni “anticaccia”. (Vedansi ricorsi ricorrenti al TAR del Veneto).
Noi, come ACCADEMIA VENETA, APEAV e COORDINAMENTO VENETO, se questa norma non verrà immediatamente eliminata, ci rivolgeremo alla grande stampa nazionale e regionale, alla stampa specializzata e ad ogni mezzo di divulgazione per far conoscere queste problematiche.
Speriamo, egregio Assessore, che ad una situazione venatoria abbondantemente carente rispetto a Regioni a noi vicine, il Veneto non voglia aggiungere questa ulteriore “perla”.
La ringraziamo per l’attenzione e porgiamo distinti saluti.
Dott. Prof. Michelangelo Federici di Gorzone
Responsabile ACCADEMIA VENETA DI GESTIONE FAUNISTICA
Presidente ASSOCIAZIONE PROVINCIALE ESPERTI ACCOMPAGNATORI VERONA
Portavoce COORDINAMENTO REGIONALE VENETO PER LA GESTIONE FAUNISTICA
Geom. Mario Temellin
Responsabile UNIONE NAZIONALE CACCIATORI ZONA ALPI di Verona
A nome anche di tutti i Docenti e gli Esperti di ACADEMIA VENETA
Sono perfettamente d’accordo con il parere del Prof. Federici , una caccia insensata con cani da seguita sarebbe un danno per le specie finora tenute sotto controllo e cacciate in selezione .