ANCORA PADRI E FIGLI

Alcuni soci mi hanno fatto l’onore di apprezzare il mio breve scritto “Padri e Figli: a scuola di caccia” tratto dai miei racconti d’Africa. Ho voluto così continuare l’argomento di “padri e figli” raccontandovi la storia della prima caccia al bramito di Federico, in una splendida zona europea. Spero di non tediarvi.

Nell’estremo sud-est della Croazia, in quella regione che viene chiamata ”il Banato”, tra i confini Ungherese e Serbo, si estende una zona da caccia meravigliosa lungo l’imponente Danubio.

Tra il corso del grande fiume e l’argine maestro, una vastissima zona golenale di foreste ed acquitrini, fitti cespugliati e radure costituisce un ambiente assolutamente disabitato e selvaggio. Al di là dell’argine maestro si estendono vasti campi di mais, barbabietole, girasoli ed erbe da sfalcio.

Se Voi foste un cervo, dove vorreste vivere?

E qui, infatti, potete trovare i migliori cervi europei, secondi solo (dicono) a quelli carpatici. Trofei imponenti per peso e conformazione sono davvero frequenti, tant’è vero che, se avete qualche limite al vostro budget dovrete stare ben attenti a quello che tirerete e fare patti chiari coi vostri accompagnatori sul limite dei punteggi che vorrete ottenere.

Due validi ex ufficiali dell’esercito croato (qui la guerra croato-serba è stata davvero terribile) alla fine della ostilità hanno ottenuto una concessione di caccia di diverse migliaia di ettari e la gestiscono con grande competenza e dedizione.

C’ero stato l’anno precedente con due carissimi amici, avevo ottenuto un ottimo trofeo e mi ero davvero divertito, così decisi di portare Federico e fargli tirare il suo primo cervo.

Walther, un omone di due metri e 130 chili, simpaticissimo ed eccellente cacciatore, volli che fosse l’accompagnatore di Federico. Calmissimo e gran conoscitore di cervi, mi pareva fosse, per il novizio, il compagno ideale. In fatti tra i due nacquero stima ed amicizia.

Nella prima settimana di settembre, quell’anno, era ancora molto caldo ed il bramito era piuttosto fiacco, limitato soprattutto alle prime ore del mattino ed a qualche raro momento all’imbrunire.

Uno scorcio dell’area di caccia

La riserva, ben organizzata, offriva diverse buone altane ben piazzate, la possibilità di un’ottima cerca su bramito e l’attesa dei cervi al limitare del bosco, dopo le loro scorribande alimentari nei campi circostanti.

Eravamo al terzo giorno di caccia. La mattina precedente avevo tirato un discreto argento che affrettatamente avevo valutato di più, ma con un’azione di caccia del tutto soddisfacente. Federico ancora nulla.

Quella mattina, col cuore in pace ed il fucile in spalla, visto che si fidavano di me e mi lasciavano andare da solo, dopo la partenza di Federico e Walther, decisi di recarmi, con una lunga passeggiata, in un luogo che mi piaceva molto, dotato di una comoda altana, di sedermici e vedere cosa sarebbe successo e cosa avrei osservato. Percorrendo sentieri e radure, valicando canali su ponti di tronchi e godendo (zanzare a parte) quella natura incontaminata, me la presi comoda e giunsi alla mia altana già in piena luce. Durante il tragitto solo qualche bramito lontano.

L’altana era posta all’incrocio di due grandi tagliate che si incontravano formando una perfetta T; avevo una tagliata di fronte, dunque, una a destra, dalla quale ero arrivato ed una a sinistra. Le tagliate erano larghe una quarantina di metri e si perdevano lontano, nella foresta.

Salito, tolto lo zaino e deposto il fucile nell’angolo deposi il binocolo sul ripiano di fronte e, come sempre faccio se la situazione lo consente, accesi la pipa godendo la prima boccata di tabacco aromatico. Ero assolutamente tranquillo e senza una gran voglia di tirare, ma non si sa mai: un cervo migliore, un animale scarto da eliminare, un cinghiale……. Intanto mi godevo la pipa e quel sentimento di pace e comunione con la natura che un cacciatore ama sopra ogni cosa.

Il tempo sembrava fermo, la pace assoluta. Dovevo certo essermi appisolato per qualche minuto.

Quando mi risvegliai, la leggera velatura di nebbiolina mattutina era scomparsa e, preso il binocolo, volli dare una scandagliata ai dintorni. Sulla tagliata di fronte, due figure in distanza stavano marciando nella mia direzione. L’ottica mi rivelò che erano Walther e Federico che, peraltro, non sapevo dove si erano diretti.

Divertito dalla cosa, decisi di non farmi vedere e osservarli nella loro azione di caccia. Quando giunsero vicino alla mia altana mi abbassai e li lascia procedere senza che si accorgessero di me.

Svoltarono alla loro destra e si avviarono lungo la tagliata.

Avevano percorso forse un po’ piu di cento metri quando, nel fitto del bosco alla loro sinistra esplose un forte bramito, poi un secondo che mi parve avvicinarsi.

I due si erano immobilizzati e, subito dopo, si spostarono sul bordo del bosco per essere meno in campo aperto. Un altro bramito, Federico aveva già appoggiato la carabina sul bastone da caccia, ed un grosso cervo uscì dal fitto dirigendosi a passo tranquillo verso il bosco di fronte. L’emozione mi danzava in petto e non volli perdermi un istante della scena.

La brezza era buona ed i nostri immobili conto il bosco. Il cervo non si era accorto di loro, ma la sua posizione era piuttosto di traverso. Quando giunse al limitare del fitto, Federico (me lo disse poi) lanciò un fischio ed il cervo, fermandosi si girò verso il suono, offrendo così, ad una cinquantina di metri, un buon bersaglio.

Federico, col suo 8×68, lasciò partire il colpo e vidi con chiarezza il cervo saltare impennandosi ed agitando le zampe anteriori, poi scomparve di corsa nel fitto.

La reazione dell’animale era stata buona e, buttatimi in spalla zainetto e fucile mi diressi verso i due che stavano animatamente discutendo e furono sorpresi di vedermi arrivare. Walther era piuttosto preoccupato per dove fosse finito il cervo. Dissi: “ Ho visto la reazione, lo troviamo entro cinquanta metri” e mentre l’accompagnatore esprimeva qualche dubbio, ci inoltrammo nella penombra della foresta, sulla traccia dell’animale. Non percorremmo più di trenta o quaranta metri; il cervo, un grosso esemplare, giaceva morto nel fitto della vegetazione.

Federico, Walther ed in cervo caduto

Vi risparmio la mia gioia e l’emozione di Federico, le capite da soli.

Piccola cerimonia, un sorso di rakia, una foto e poi, con non poca fatica e grazie a quel gigante di Walther, tiriamo il cervo sul pulito per la classica foto di rito.

Avevo avvertito Federico di non sparare ad un trofeo, il primo, troppo importante e fui davvero soddisfatto di come avesse con calma valutato, atteso il momento giusto e tirato con precisione. Tutti i miei insegnamenti e l’eccellente scuola del Latemar avevano raggiunto lo scopo !

Il trofeo, un po’ sottile e non coronato bilateralmente era però molto lungo ed alla valutazione registrò 192 punti: un buon argento. Niente male per un inizio.

Michelangelo

Nota balistica

Non appena acquistai la carabina Dumoulin belga, arma di splendida fattura e finitura con otturatore Mauser magnum prodotto dalla stessa ditta, feci montare ad incastro uno Swarovski 2,5 – 10 e la dotai della munizione RWS con palla H MANTEL da 189 grs. In Africa non trovai soddisfacente la palla, potendo osservare, comportamenti piuttosto anomali (almeno con le munizioni prese allora).

Di ritorno in Europa mi furono consigliate le palle BLASER CDP. Ne comperai una scatola e Federico le provò in poligono, trovando la precisione soddisfacente.

Tarò la carabina per lui (io e lui abbiamo tarature differenti purtroppo) e se la portò in Croazia per la caccia che ho descritto sopra.

La palla CDP dovrebbe essere una palla a doppio nucleo, con l’anteriore espansibile ed il posteriore che dovrebbe assicurare la penetrazione.

Poiché una nuova munizione mi incuriosisce sempre, volli verificare il lavoro fatto dalla palla sul cervo abbattuto. Trovammo, poco sotto la pelle dell’animale, la camiciatura intera e  completamente appiattita, senza alcuna traccia del nucleo posteriore che, come quello anteriore si era completamente frantumato. La gran botta di energia (shock) e qualche frammento che aveva raggiunto il cuore avevano ucciso il cervo, ma la penetrazione ? Cosa sarebbe successo se la palla avesse impattato un osso importante come quelli della spalla ? 

Adottai, infine, le eccellenti Norma con palla Swift A-FRAME da 200 grs. Perfette.

Federico che usa questa munizione per tutto non l’ha più lasciata e ci fa tutto, dal capriolo in su anche perché questo proiettile progettato per grossi animali, danneggia poco i piccoli “fustellandoli” con minima espansione.

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